GUGLIELMIADI 5.
“Non ci posso credere”.
“A cosa?”.
“Ieri ho cucinato tutto il pomeriggio e non dico altro …”.
“Posso capire ma …”.
“Ve bene, allora dico altro. Ho indossato una scollatura vertiginosa”.
“Un abito nero a pois rossi con volant. Quando te l’ho visto …? A Capodanno, sì, quando abbiamo ballato il tango a Madrid. Bello, forse troppo pomposo. Le scarpe con i tacchi ti slanciavano ma zoppicavi, sembrava avessi una distorsione alla caviglia. La veletta … il neo disegnato sullo zigomo … barocco!”.
“Insomma, apro la porta – stiamo parlando della sera del nostro quarto anniversario – e ti vedo in tuta, con le ciabatte infradito, in compagnia di tuo cugino? Complimenti, perfetto, magnifico, ti sposo un’altra volta subito, domani!”.
“Sì … ma poi ti ho spiegato”.
“Non mi interessa”.
“Perché ti soffermi sulle ciabatte infradito?”.
“Non ti ho mai visto con i piedi scoperti se non al mare”.
“Le ciabatte assolvono alla funzione di assimilarmi, esteticamente parlando, al popolo nord africano. E ti sto pure a dare spiegazioni … Amhed tornerà la prossima settimana a Parigi. Si è impegnato a ospitare per 10 giorni quattro tunisini provenienti da Manduria. Lo sai bene. Migranti, clandestini, profughi o rifugiati come dir si voglia, insomma ‘loro’, è andato lui stesso a prenderli”.
“Si trovavano al piano terra, davanti l’ascensore”.
“Non sono saliti però. Hanno aspettato educatamente seduti per le scale”.
“Che pasticciaccio!”.
“Leggi Gadda?”.
“No! I condomini hanno immediatamente telefonato all’amministratore e da stamattina c’è un cartello sulla finestra del nostro pianerottolo: siamo invitati a rispettare la quiete e la serenità di chi abita nel nostro palazzo”.
“Chi abita nel nostro palazzo … ecco, chi abita nel nostro palazzo? Gente che fa riunioni di continuo per discutere di questioni come la sanzione pecuniaria per il proprietario di immobile che non rispetta il suo turno di giardinaggio nel cortiletto interno. Figurati un pò! Per darsi un tono di rispettabilità e amabilità sociale questi signori si dedicano alle piante senza delegare - rara eccezione - a chicchessia”.
“Guglielmo, siamo in Collina Fleming, in un quartiere più che benestante di Roma. Dovresti rallegrarti della lussureggiante oasi verde nella corte interna! E poi non devi dire ‘la gente’. A volere il nostro esilio a Chernobyl sono soltanto: i De Santis, i Capuleti, gli Archibugi e i Mercuzio”.
“I Saporosi e gli Operosi no? Credevo anche loro”.
“Sarebbe un complotto, non voglio crederlo! … Ah ci sono anche gli Odorosi, quelli sono proprio pestiferi”.
“Va detto che le politiche dell’immigrazione equivalgono a un altissimo rischio. I profughi sono fondamentalmente degli intrusi, una potenziale offesa e minaccia al patrimonio, alla proprietà. Se pensi che qualcuno potrebbe mangiare i frutti degli alberelli nelle piccole aiuole erbose tra le lastre a casellario di marmo, o bere un po’ d’acqua sotto il gazebo in legno esotico con la copertura di edera - di ridotto ingombro - o riposarsi sul lettino in alluminio rivestito con fibra sintetica beh! Ti passa la voglia di fare un’opera buona! Chi l’ha comprato poi il lettino? Il commendatore dell’ultimo piano vero? Insomma via le persone povere e maleodoranti, c’è un motivo ragionevole in fondo. Ma per i mal pensanti, come si dimostra la caccia all’untore, la caccia alle streghe, insomma la caccia?”.
“Hai armato una lite sol perché non sopporti Amhed”.
“Il giorno del nostro matrimonio aveva un ghigno feroce sul viso. E tutto perché non sono di fede islamica”.
“Questo non lo puoi proprio dire: neanche io sono di fede islamica!”.
“Sai benissimo che è sulla donna che si concentrano tutte le aspettative del parentado. La famiglia dello sposo ha sempre le pigne in testa!”.
“Mio cugino convive con una bionda ossigenata di Las Vegas, l’ha conosciuta al tavolo del poker un mese fa. E già che ci siamo, ti ricordo che il giorno delle nozze eri dentro un tutù rosa per danza classica in lycra e la gonna aveva solo cinque strati di tulle doppiato con paillettes! Hai scelto secondo il tuo gusto, in totale libertà. Però poi non devi recriminare”.
“Voglio restare su ieri sera. Ricapitolo non per fare polemica, bada bene, è un retaggio analitico. Dunque, abbiamo bevuto spumante, mangiato praticamente nulla per precipitarci all’ostello della gioventù. Trovare dei posti letto per quattro stranieri senza documenti, che non parlano né italiano né inglese, nel cuore della notte, non è semplice. Me lo concedi almeno questo punto?”.
“Parli così perché abbiamo attraversato Roma in tutta ansia e ti sei sentita anche tu una homeless appena sbarcata dopo una odissea miserabile e per niente epica in una terra inospitale e perché la portiera del furgoncino ti ha lacerato la stoffa del vestito”.
“Chiamalo pure furgoncino quello scassone a tre ruote! Un Ape Calessino arrugginito … L’avete rubato al commerciante di ortofrutticoli?”.
“Regime teocratico, regime del dollaro, regime del bunga bunga, frontiere di regime: stiamo discutendo delle economie nel baratro dei falsi miti, della plutocrazia, della fallocrazia. Che c’è? Ti è caduto il Corriere dalle mani, perché? Mi guardi con due occhi tondi tondi da peluche come Lady Gaga …”.
“Anche l’Italia bombarderà la Libia”.
“Ma no … Non sono bombe, sono razzi”.
“Avvertimi quando li chiameranno fuochi d’artificio”.
Ila di Melanila
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