L'ironia è dinamica

L'ironia è dinamica

mercoledì 13 aprile 2011

... NIENTE A CHE FARE CON I FAMOSI TRE METRI SOPRA IL CIELO DI MOCCIA!


«Continuo a toccarmi la testa. La sfioro e la tasto con le mani. Quasi ad avere conferma che stiano davvero ricrescendo i miei nuovi capelli. Mi piace sentire sulle dita il loro pizzichio impertinente e la loro giovinezza. A volte mi sento quasi come un’esploratrice, anzi mi sento proprio un’ argonauta giunta alla fine di una missione speciale. Anche se non ho ancora finito il mio viaggio sento che queste prime tappe mi hanno già fortificato. »
Cecilia Vedana in “A dieci centimetri dal cuore” descrive stanze e ambienti in cui ha dovuto sostare ma da cui avrebbe voluto scappare via, racconta in soggettiva l’esperienza traumatica della diagnosi del tumore al seno, l’intervento, la chemioterapia, ma soprattutto la guarigione. Ricostruisce con attenzione meticolosa le sembianze di dottoresse e infermiere che le hanno prestato cura con sollecitudine, la presenza allarmata del marito Lillo e della madre che  le sono stati sempre accanto.
Lo stile alterna brani di realismo descrittivo a concessioni intimiste, in cui la metaforizzazione riconduce alla lacerazione esistenziale. Eppure l’interiorità dolente rimane celata in una discrezione reticente e misteriosa. Nella pacatezza e delicatezza del tono, il ritmo piano del fraseggio è spesso accelerato dall’enunciato schietto che schiocca e percuote.
La collocazione dell’io è nello sguardo, nella facoltà di percepire senza appartenere del tutto al corpo, in una dimensione segreta, nascosta e protetta, in cui le sensazioni e i pensieri sono ovattati, giungono attenuati da un filtro.
Due occhi di bimba catturano le immagini del mondo, scrutano con curiosità e delicatezza persone affaccendate a parlare, fare. Interpretano e raccordano i segni del visibile.
Una lieve brezza scompagina il libro dei ricordi, un alito vitale ravviva il tempo dell’età dello stupore e dello slancio. L’infanzia torna in un rapporto di prossimità.
L’autrice raduna le memorie della primissima giovinezza, lo sforzo di cimentarsi con il greco antico il primo anno di ginnasio per imparare gli ardui fonemi che hanno cullato agli albori la nostra civiltà, la casa della nonna, l’albero del kaki, i larici delle Dolomiti bellunesi. 



Ila di Melanila

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