E' un giorno molto particolare questo per la mia memoria personale. Ho visitato Auschwitz qualche anno fa, e dopo quel viaggio ho avuto la possibilità di raccontare la mia esperienza nelle scuole e a uditori diversificati.
La percezione del viaggiatore è quella di un viaggio all'inferno con il biglietto di ritorno in tasca. Il campo è una sorta di museo della morte in cui tutto è esposto tutto quello che era già stato documentato e conservato in maniera scientifica.
Scarpe, spazzole, nomi scritti su valigie senza più proprietari. Un ricordo chiaro, preciso di quella giornata non mi ha mai abbandonata: il cielo grigio, il filo spinato, i caseggiati, ho provato a fotografare con la mente il colore delle cose, dei muri. Ho sforzato quanto più possibile la mia memoria a fissare tutto quello che vedeva. Non ricordo rumori, i rumori non c'erano. C'era il silenzio.
Ma quello che ricordo con più sgomento è l'effetto fuga della mia mente, mentre ero li provavo a sfuggire alla realtà seppure mi costringessi a tentere ferma l'attenzione su quello che vedevo. Finito il viaggio in quella dimensione irreale e parallela sembravo tranquilla, ma era nella notte, nel mio inconscio che la paura veniva fuori. L'incubo ricorrente era che la mia famiglia fosse in pericolo, che dovessi scappare.
Avevo conservato dentro di me le sensazioni più intime legate alla visione della morte e poi nel momento in cui ero più fragile tutto veniva a galla.
Ho scritto molto, elaborato le mie sensazioni, studiato, visto film. Per me il giorno della memoria è un giorno della memoria nella memoria. e' un giorno sacro che non smetto di celebrare mai, senza coscienza critica però celebrare questo giorno non ha senso, occorre essere consapevoli della Storia per poter credere nel valore di queso giorno.
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