L'ironia è dinamica

L'ironia è dinamica

venerdì 28 gennaio 2011

LIDIA E EMMA

Mia madre ha ragione: “Lidia è una persona impossibile!”. Com’è che si dice? Potrei far perdere la pazienza a un santo.
Stanco persino me stessa con l’indecisione costante che accompagna tutti i miei atti. Il mio è un daltonismo delle emozioni, non so riconoscerle, non so cosa pensare, sono una, sono due persone in una, prima decido poi disdico la sera a teatro come anche nella vita, a questo punto, continuando così, non so se posso fidarmi di me stessa. Vorrei lasciar stare gli esami di glottologia e linguistica, bisogna dare un taglio all’università e lavorare subito nel sociale, nient’altro. E’ bello stare in mezzo alla gente: odierei fare la fine del topo di biblioteca!
Le opinioni che ho del mondo proliferano nella testa, poi mutano, non sento più miei i pensieri, non li sento adeguati, sono già altro. Ho 20 anni, forse è normale.
Ambisco a formulare dei ragionamenti, che per essere tali dovrebbero vantare una certa qual permanenza almeno nella sede in cui nascono. Risuonano insieme canto e controcanto. Devo tacitare il mio implacabile contrappunto che opera indisturbato e in modo logico, come liberarsene? Come si placa un alter ego contraddittorio?
Mentre le mie colleghe inforcano gli occhiali e alle 4 del pomeriggio divorano tomo su tomo, così fino a sera senza alzare gli occhi dai libri neanche per un caffè, io negli stessi pomeriggi divento una decoratrice di gusto medievalista: dei quaderni per gli appunti faccio pagine miniate. A ritroso nel tempo, dove andrò?
Vivo più d’istinto che di ragione, confesso che non sempre so esattamente la differenza. Tento alcune definizioni. L’istinto potrebbe essere la totalità del nostro io prima, la ragione la totalità del nostro io dopo che un’esperienza è diventata un piccolo tassello della nostra storia. E a distinguere istinto e ragione è il tempo tra i due momenti. Indifferentemente sia l’istinto che la ragione possono contenere un po’ di buio e un po’ di luce.
La ragione è prendere visione calma della globalità di quanto esiste attraverso la dialettica del pensiero, istinto è vivere dentro questo quadro.
Vivere è ciò che facciamo da quando nasciamo e non possiamo astenerci, vivere è un verbo che non esaurisce il suo significato nella permanenza di vita legata al nostro essere.
Asserire di vivere può suonare pretenzioso quando non velleitario o inutile se non ci fosse un principio primo cui ispirarsi, una causa cui votarsi, un progetto divino da decifrare e onorare come una promessa.
Vivo di malinconia, questo sì. 
Mia sorella Emma ha 24 anni, è già sposata, cucina divinamente. Così sensibile, è felice nel suo cantuccio, al riparo. Quando vado da lei, la trovo immersa negli aromi dei manicaretti che prepara. Non è la persona risolta e pacificata che si può immaginare, semplicemente sfugge al suo intelletto, con bontà si prende cura di chi ha vicino. Non si limita a fare un soffritto per il sugo: fa imbiondire delicatamente le cipolle, poi adagia qualche rondella di carota, uno spicchietto d’aglio, il macinato, un po’ di vino e il ragù alla bolognese è pronto per unirsi alle fettuccine, seguono poi la quiche lorraine e le barchette croccanti con mousse di tonno. Miscela materiali, mischia gli ingredienti avvolgendoli nell’impasto a base di farina, le crudezze si ammorbidiscono al calore del forno per ristorare specialmente il cuore. La sazietà calma la folle corsa del tempo, è la risposta per eccellenza - forse non la prima - a una domanda di appagamento che nasce da una privazione atavica.
Ho provato anch’io a fare lo stesso, ma per me il mondo non è fuori, lontano, inoffensivo, mi sento piuttosto chiamata alle armi, perseguitata da un allarme interno che impedisce la cura meticolosa nella preparazione di alcunché.
Mi identifico facilmente con due occhi aperti sul mondo, quindi con i miei occhi. E il mondo non è solo quello alla ribalta dei media.
Ho dedicato tempo alla cura della mia psiche, amo il linguaggio, amo le arti tutte.
Aspetto di entrare nella mia esistenza.
Il sentore della grazia divina mi svela l’amore che sarà.

Ila di Melanila

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