L'ironia è dinamica

L'ironia è dinamica

mercoledì 30 marzo 2011

SECONDO ME È STATO IL MAGGIORDOMO!


« Potessi nascondere la mia anima / In un rifugio silenzioso che non seguiti / A vibrare se vibri il tuo profondo. »

Rainer Maria Rilke

sabato 26 marzo 2011

PARLA OFELIA




 « Non conta quello che hanno fatto di noi, ma quello che noi abbiamo fatto di ciò che hanno fatto di noi. »
Estratto da “Amleto”, spettacolo di e con Lella Costa

venerdì 25 marzo 2011

MELANILA DEDICA QUESTA GIORNATA A BRUNO MUNARI


« L'arte è ricerca continua, assimilazione delle esperienze passate, aggiunta di esperienze nuove, nelle forma, nel contenuto, nella materia, nella tecnica, nei mezzi. »
« Osservare a lungo, capire profondamente, fare in un attimo. »
« C'è sempre qualche vecchia signora che affronta i bambini facendo delle smorfie da far paura e dicendo delle stupidaggini con un linguaggio informale pieno di ciccì e di coccò e di piciupaciù. Di solito i bambini guardano con molta severità queste persone che sono invecchiate invano; non capiscono cosa vogliono e tornano ai loro giochi, giochi semplici e molto seri. »
Bruno Munari

giovedì 24 marzo 2011

VIP


« Più luce provoca più oscurità. »
Sam Francis

« I libri sono per loro natura strumenti democratici e critici: sono molti, spesso si contraddicono, consentono di scegliere e di ragionare. Anche per questo sono sempre stati avversati dal pensiero teocratico, censurati, proibiti, non di rado bruciati sul rogo insieme ai loro autori. »

Corrado Augias

martedì 22 marzo 2011

ANCORA LORO, LUDO E GUGLIELMO



UNA GUERRA PACIFICA 3.

“Mangi una scodella di cereali con il latte e sei a posto tutto il giorno. Io ho fame invece. Cucini solo il weekend ma poi nemmeno … Il pesce finto l’ho preparato io sabato scorso: ‘Uh! Quanto sei artista! Gli hai disegnato le squame con le foglie di carciofo, poi gli occhi con le olive e i sottaceti! Uh uh! La maionese l’hai comprata? No? Sei uno chef, il mio chef, ti amo tanto!’. E certo! Vivi in coppia come fossi ancora single. Libera e bella! Non favorisci nessuna delle mie aspettative di ménage. La chiamano complementarità, sembra un bel concetto, suona bene. Però … Due irriducibili siamo, due irriducibili”.
“La politica internazionale ti allarma e ti chiudi nelle polemiche da famigliola asfittica? Sono sicura che è un pretesto”.
“Apparecchi in modo approssimativo, rispondi al telefono mentre siamo a tavola, non lo sopporto!”.
Guglielmo ama la moglie ma non riesce a perdonarle di non essere a perfezione la sua anima gemella, è affascinato dalle sue caratteristiche, afflitto dalle stesse caratteristiche. Ludovica non ha intenzione di trascurarlo, lo trascura e basta. Donna di ascendenza teutonica, conserva in sé tratti incompatibili con la personalità del marito, che sembra un franco-algerino … la parentela di secondo grado invero è tunisina. Sensibile ma non sentimentale, sintetica nel parlare e appena coriacea, evita drammaticità e cavilli sofistici. Si rende colpevole di non indugiare nella considerazione delle verità negative, che invece angustiano il consorte. Uno amerebbe profondersi in discussioni cervellotiche, l’altra non vuole attardarsi in analisi che fondamentalmente la esasperano. Ama il movimento, scaricare la rabbia correndo o duellando con il personal trainer, gli occhi buoni e pieni di mistero del marito, così pieni di rispetto e dedizione, non ammette di vederli scuri di tristezza, quella tristezza che aumenta di pari passo con il numero delle parole pronunciate. Teme la sua radicalità, l’intransigenza che non si indovinerebbe mai dalla propensione al buon cibo, all’eleganza, alle buone maniere di italiano che viene da lontano, da così lontano!
Ludovica sente una responsabilità grande sulle spalle, non sa come togliersi quel peso dal collo. Ha un fisico abbastanza longilineo, ma deve assumere il ruolo del lanciatore di giavellotto. Allora corre, corre per non lasciarsi affidare quell’incombenza. Non si vuole far trovare.  Ma il vero volto del nemico qual è? Evasiva, reticente, evitante, è consapevole e partecipe, ma preferisce rifugiarsi nell’indicibile. Preferisce rinforzare i muscoli. La tonicità del suo corpo le suggerisce fiducia: ‘Sono in grado di reggere, sono Atlante!’.
ilaria


lunedì 21 marzo 2011

SAM FRANCIS CI HA ISPIRATO

Graficamente, questo blog rinvia a Sam Francis.

Le immagini che corredano i post, manco a dirlo, provengono dal web.

Personalmente devo molto a Google .

Per oggi i ringraziamenti finiscono qui.

(Ila)

domenica 20 marzo 2011

RUBRICHETTA DELLE DOMANDE STRAN(I)E

·        Vi lavate sempre i denti prima di andare a dormire?

·        Primavera alle porte, avete già fatto il cambio di stagione?

·        Siete riusciti con facilità a iscrivervi a Facebook?

·        Digiunate in Quaresima?

·        Stressate familiari e amici fino a farli urlare esasperati?

·        Avete la sensazione (fondata) che il vostro gatto vi eviti e scappi sotto il letto?



Se siete sinceramente perplessi e vi trovate spaesati nell’imbattervi in Melanila, allora consolatevi con alcune frasi vip che cercheremo di garantirvi come la cura della mela al giorno (leva il medico di torno!).
Eccole.

« Nella vita non c'è niente da temere, solo da capire. »
Madame Curie
«A Hollywood ci vado solo per lavorare, non vivo più a Los Angeles; la mondanità non mi piace, mi sento vicino ai miei personaggi, poco integrati e in conflitto con la società: anch'io tendo a interiorizzare tutto, sono chiuso, solitario e arrabbiato.»
Tim Burton
« ...preferisco rimanere un'impressione, preferisco le impressioni. Le impressioni emozionano. È inutile conoscere: molto meglio supporre. »
Vinicio Capossela

« Un giorno, non so quando, arriveremo in quel posto dove davvero vogliamo andare e cammineremo al sole. Ma fino ad allora i vagabondi come noi sono nati per correre .... » 
Bruce Springsteen


martedì 15 marzo 2011

Il piccolo principe


In quel momento apparve la volpe.
"Buon giorno", disse la volpe.
"Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
"Sono qui", disse la voce, "sotto al melo…."
"Chi sei?" domandò il piccolo principe, " sei molto carino…"
"Sono la volpe", disse la volpe.
" Vieni a giocare con me", disse la volpe, "non sono addomesticata".
"Ah! scusa ", fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
" Che cosa vuol dire addomesticare?"
" Non sei di queste parti, tu", disse la volpe" che cosa cerchi?"
" Cerco gli uomini", disse il piccolo principe.
" Che cosa vuol dire addomesticare?"
" Gli uomini" disse la volpe" hanno dei fucili e cacciano. E' molto noioso!
Allevano anche delle galline. E' il loro solo interesse. Tu cerchi le galline?"
"No", disse il piccolo principe. " Cerco degli amici. Che cosa vuol dire addomesticare?"
" E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami…"
" Creare dei legami?"
" Certo", disse la volpe. " Tu, fino ad ora per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma.se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo."
Ma la volpe ritornò alla sua idea:
" La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio per ciò. Ma se tu mi addomestichi la mia vita,
sarà come illuminata. Conoscerò il rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in
fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color d'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai
addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…"
La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:
" Per favore …..addomesticami", disse.
" Volentieri", rispose il piccolo principe, " ma non ho molto tempo, però.
Ho da scoprire degli amici e da conoscere molte cose".
" Non si conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe." Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"
" Che bisogna fare?" domandò il piccolo principe.
" Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe.
" In principio tu ti siederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino…."
Il piccolo principe ritornò l'indomani.
" Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe.
" Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi, alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità.
Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore… Ci vogliono i riti".
" Che cos'è un rito?" disse il piccolo principe.
" Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe.
" E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io
mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".
Così il piccolo principe addomesticò la volpe.
E quando l'ora della partenza fu vicina:
"Ah!" disse la volpe, "…Piangerò".
" La colpa è tua", disse il piccolo principe, "Io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…"
" E' vero", disse la volpe.
" Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
" E' certo", disse la volpe.
" Ma allora che ci guadagni?"
" Ci guadagno", disse la volpe, " il colore del grano".
Soggiunse:
" Va a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo".
"Quando ritornerai a dirmi addio ti regalerò un segreto".
Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose.
"Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente" , disse.
" Nessuno vi ha addomesticato e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre.
Ma ne ho fatto il mio amico e ne ho fatto per me unica al mondo".
E le rose erano a disagio.
" Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. " Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei
che ho innaffiata. Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro, Perché è lei che ho riparato col paravento. Perché su di lei ho ucciso i bruchi (salvo due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato
lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa" E ritornò dalla volpe.
" Addio", disse.
"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
" L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo..."

lunedì 14 marzo 2011

ali-ari-lu-me-pro-no-sa-via


"Non ho paura delle parole dei violenti, ma del silenzio degli onesti".
(Martin Luther King)

venerdì 11 marzo 2011

Aspettando il gala "Grazie Rudy"

Rudolf Nureyev, stella della danza e figura chiave di un periodo storico, gli anni Sessanta, ha incarnato tutti i personaggi del balletto, ma di certo è stato l’unico vero inimitabile protagonista della sua vita.
Mi piace ricordarlo attraverso la scrittura, la sua scrittura, Nureyev ha infatti descritto la danza con parole intense e intime creando una spazio di libertà per raccontare il suo percorso; è facile che siano biografi, giornalisti, scrittori a raccontare un personaggio, mentre il danzatore si racconta come  pochi (mi piace citare Adelaide Ristori e Ermete Zucconi, per rifarmi a una fase del teatro in cui gli artisti si raccontavano in prima linea). La scrittura di Nureyev è fatta di passione, una passione quella per la danza vissuta come una predestinazione, un destino ineluttabile, in alcuni casi una felice condanna.
Perché introdurre Nureyev come autore di scritti e non come ballerino, alle soglie di questo Gran Galà che gli viene dedicato? Per comprendere il valore della danza come percepito dal suo creatore-sacerdote: “Io danzavo perché era il mio credo, il mio bisogno, le parole che non dicevo, la mia fatica, la mia povertà,il mio pianto. Io ballavo perché solo lì il mio essere abbatteva i limiti della mia condizione sociale, della mia timidezza, della mia vergogna. Io ballavo ed ero con l’universo tra le mani, e mentre ero a scuola, studiavo, aravo i campi alle sei del mattino, la mia mente sopportava perché era ubriaca del mio corpo che catturava l’aria” (Nureyev, The Life a cura di Julie Kavanagh (1996). Leggere Nureyev aiuta a nutrirsi di quella energia e vederla danzare sul palcoscenico.


Per questo omaggio al danzatore si alterneranno sul palcoscenico Alen Bottaini, primo ballerino del “Bayerische Staatsballet” (Monaco di Baviera – Germania), Bianca Assad, Vittorio Galloro, Arianne Lafita e per gentile concessione della Teatro alla Scala Massimo Garon, Maria Francesca Garritano, Eris Nezha, Petra Conti. In scena alcune delle interpretazioni più celebri di Nurejev come  “Il Corsaro”, “Don Chisciotte”, “Il Lago dei Cigni”, “Lo Schiaccianoci” e molti altri. Lo spettacolo è promosso dall’Associazione Rudolf Nureyev, guidata da Luigi Pignotti, per lunghi anni suo manager.
Un modo per festeggiare quello che il 17 marzo sarebbe stato il suo 73esimo compleanno.
Galà di Danza
omaggio a RUDOLF NUREYEV
14 marzo ore 21.00

http://www.smeraldo.it/

giovedì 10 marzo 2011

Nureyev! Non batto ciglio!

Mia cara Mel,
oggi è una bellissima giornata! Mi sento bene. La voce tenorile di Pavarotti è quel che ci vuole per ribadire la solarità di questo pomeriggio romano.

http://www.youtube.com/watch?v=d_mLFHLSULw

Sfogliando un bimestrale ho trovato una pagina in cui viene trattato l’argomento del baratto. Secondo me è un ottimo spunto per chiarire quello che è Melanila: il nostro swapping!
Riporto testualmente dal pezzo di Andrea Bertaglio in Qualevita: “Lo swapping, o baratto, da qualche anno si delinea come una delle nuove tendenze per la riscoperta del dono, della reciprocità e della convivialità … Con lo scambio dei propri oggetti, delle proprie conoscenze e delle proprie competenze, la voglia di un ritorno alla socialità, al risparmio e alla solidarietà si fa sempre più larga nell’immaginario collettivo … bisogna vedere nello sviluppo di questo tipo di fenomeni una reazione all’ideologia imperante, quella dello shopping o dell’usa e getta. Un rigurgito anti-consumistico travestito da tendenza … non è necessariamente il denaro a fare la felicità, né a fornire ciò di cui si ha bisogno. Nemmeno a livello materiale”.
Noi ci scambiamo battute, il blog è il nostro teatro!
Ila

Nureyev!

Un esempio di abnegazione, di passione e di forza: Nureyev. Nel tentativo di scrivere qualcosa per il pezzo che anticipa il Gran Galà dedicato a lui che si terrà a Milano mi sono imbattuta in un estratto della sua biografia.
Mi ha colpito il tono delle parole, il sangue e l'energia che la scrittura dipinge e racconta.

«Era l'odore della mia pelle che cambiava, era prepararsi prima della lezione, era fuggire da scuola e dopo aver lavorato nei campi con mio padre perché eravamo dieci fratelli, fare quei due chilometri a piedi per raggiungere la scuola di danza.
Non avrei mai fatto il ballerino, non potevo permettermi questo sogno, ma ero lì, con le mie scarpe congiunte ai piedi, con il mio corpo che si apriva alla musica, con il respiro che mi rendeva sopra le nuvole. Era il senso che davo al mio essere, era stare lì e rendere i miei muscoli parole e poesia, era il vento tra le mie braccia, erano gli altri ragazzi come me che erano lì e forse non avrebbero fatto i ballerini, ma ci scambiavamo il sudore, i silenzi, la fatica.
Per tredici anni ho studiato e lavorato, niente audizioni, niente, perché servivano le mie braccia per lavorare nei campi. Ma a me non interessava: io imparavo a danzare e danzavo perché mi era impossibile non farlo, mi era impossibile pensare di essere altrove, di non sentire la terra che si trasformava sotto le mie piante dei piedi, impossibile non perdermi nella musica, impossibile non usare i miei occhi per guardare allo specchio, per provare nuovi passi. Ogni giorno mi alzavo con il pensiero del momento in cui avrei messo i piedi dentro le scarpette e facevo tutto pregustando quel momento. E quando ero lì, con l'odore di canfora, legno, calzamaglie, ero un'aquila sul tetto del mondo, ero il poeta tra i poeti, ero ovunque ed ero ogni cosa.

Ricordo una ballerina, Elèna Vadislowa , famiglia ricca, ben curata, bellissima. Desiderava ballare quanto me, ma più tardi capii che non era così. Lei ballava per tutte le audizioni, per lo spettacolo di fine corso, per l'insegnante che la guardava, per rendere omaggio alla sua bellezza. Si preparò due anni per il concorso Djenko. Le aspettative erano tutte su di lei. Due anni in cui sacrificò parte della sua vita. Non vinse il concorso. Smise di ballare, per sempre. Non resse la sconfitta.
Era questa la differenza tra me e lei. Io danzavo perché era il mio credo, il mio bisogno, le mie parole che non dicevo, la mia fatica, la mia povertà,il mio pianto. Io ballavo perché solo lì il mio essere abbatteva i limiti della mia condizione sociale, della mia timidezza, della mia vergogna. Io ballavo ed ero con l'universo tra le mani, e mentre ero a scuola, studiavo, aravo i campi alle sei del mattino, la mia mente sopportava perché era ubriaca del mio corpo che catturava l'aria.

Il primo ballerino dello spettacolo di fine anno si fece male. Ero l'unico a sapere ogni mossa perché succhiavo, in silenzio ogni passo. Mi fecero indossare i suoi vestiti, nuovi, brillanti e mi dettero dopo tredici anni , la responsabilità di dimostrare. Da quel momento la mia vita cambiò, ma non la mia passione e il mio bisogno di danzare. Continuavo ad aiutare mio padre nei campi anche se il mio nome era sulla bocca di tutti. Divenni uno degli astri luminosi della danza.

Ora so che dovrò morire, perché questa malattia non perdona, ed il mio corpo è intrappolato su una carrozzina, il sangue non circola, perdo di peso. Ma l'unica cosa che mi accompagna è la mia danza, la mia libertà di essere. Sono qui, ma io danzo con la mente, volo oltre le mie parole ed il mio dolore. Io danzo il mio essere con la ricchezza che so di avere e che mi seguirà ovunque: quella di aver dato a me stesso la possibilità di esistere al di sopra della fatica e di aver imparato che se si prova stanchezza e fatica ballando, e se ci si siede per lo sforzo, se compatiamo i nostri piedi sanguinanti, se rincorriamo solo la meta e non comprendiamo il pieno ed unico piacere di muoverci, non comprendiamo la profonda essenza della vita, dove il suo significato è nel divenire e non nell'apparire.

Ogni uomo dovrebbe danzare, per tutta la vita. Non essere ballerino, ma danzare. Chi non conoscerà mai il piacere di entrare in una sala con delle sbarre di legno e degli specchi, chi smette perché non ottiene risultati, chi ha sempre bisogno di stimoli per amare o vivere, non è entrato nella profondità della vita, ed abbandonerà ogni qual volta la vita non gli regalerà ciò che lui desidera. E’ la legge dell'amore: si ama perché si sente il bisogno di farlo, non per ottenere qualcosa o essere ricambiati, altrimenti si è destinati all'infelicità.
Io sto morendo e ringrazio Dio per avermi dato un corpo per danzare cosicché io non sprecassi neanche un attimo del meraviglioso dono della vita....»

Nureyev, The Life di Julie Kavanagh (1996)

mercoledì 9 marzo 2011

Rossetto!

Già che sto in ballo, allora ballo!


Un magnifico affabulatore è Paolo Poli, che ho ascoltato alla radio e mai visto a teatro. Un viso molto truccato mi spaventa, è lo stesso effetto che i comici dell'arte a suo tempo volevano, destabilizzare.


L'attrice italiana che prediligo? Piera Degli Esposti. Ha tutta la mia stima, vorrei scrivere un sonetto su quanto è brava! L'ho vista in "Un'indimenticabile serata ovvero Gli asparagi e l'immortalità dell'anima" di Achille Campanile per la regia di Antonio Calenda al teatro Valle di Roma e in "Stabat Mater" anni fa.
E' tempo che ripresenti "Molly cara", no?

Un commento finale sulle Sorelle Marinetti (dal web):

http://www.youtube.com/watch?v=pbw4axIqBTE



Ilaria

Pro Sorelle Marinetti

Come periodo storico gli anni 40 mi affascinano molto, metto da parte per un attimo i fatti nefasti del Secondo conflitto, e mi rivolgo unicamente alla moda e alla canzone di quel periodo. sono infatti i miei due elementi di interesse nei confronti delle Sorelle.
Mi incuriosisce molto riscoprire la storia e la genesi di alcuni pezzi molto noti, come "Millelire al mese", "Maramao" e altri che loro non solo cantano, ma raccontano. Quelli messi in scena sono anni in cui la fantasia era nutrita da piccoli desideri, immagini molto semplici, forse con qualche timida allusione. Anni in cui la radio era la vera e unica fonte di informazione, da li passava il racconto e il racconto tramite l'immagine, nel caso delle canzoni.

La canzone rispolverata dalle Sorelle e raccontata durante i loro spettacoli riunisce tutto questo e molto altro. Mettono in luce anche alcuni conflitti, come nel caso delle storie dei Trio musicali (si ispirano al Trio Lescano), in qualche modo costruiscono un periodo storico.Lo fanno con un linguaggio semplice, con qualche battuta e con arrangiamenti musicali gradevoli e divertenti.


Dal punto di vista della moda, mi piacciono i cappellini, i guanti, le scarpe a bambola, le calze bianche e il taglio dei vestiti. Le sorelle Marinetti mi fanno simpatia, ecco.

La diva è un'altra cosa!

LE SORELLE MARINETTI PROPRIO NO!

Dal punto di vista estetico, in campo cinematografico, una diva per me è Greta Garbo.

Quando crolla il concetto stesso di icona applicato alle arti e all'umano in genere, quando l'ideale cede il passo al reale e bisogna fronteggiare prove difficili, mia madre Rita e mia sorella Beatrice sono impareggiabili. Sono punti di riferimento, modelli di intelligenza, bontà e bellezza (non solo esteriore).

Non mancano i conflitti in famiglia, forse mi esprimo così per questo motivo, perché è possibile una complessa dialettica, confrontiamo opinioni e modalità diverse di elaborazione e risposta alla vita. 

Quando le teorie o le astrazioni non assolvono più alla funzione di cambiare o migliorare la realtà, quando l'attitudine analitica complica e nasconde la realtà, quando insomma la realtà si mostra per quel che è, soccombo. Ho la tentazione di morirne. Sono salvata da mia mamma, da Beatrice, da mio papà, dalla mia cara amica Francesca (per ora mi limito nell'elenco).

Non sogno di essere una diva, non vorrei affatto esserlo.

Le Sorelle Marinetti non riscuotono la mia simpatia, non me ne vogliano!

Ila

E' nata una stella




Questo film... mi ha fatto impazzire la prima volta che l'ho visto e vorrei tanto rivederlo perchè mi ha lasciato dentro tante sensazioni: bellezza, amore, sacrificio.
Qualche notizia da Wikipedia:
"È nata una stella (A Star is Born) è un film del 1954 diretto da George Cukor. È il secondo film più famoso di Judy Garland dopo Il mago di Oz (1939).
Il film ha ricevuto sei nomination ai Premi Oscar 1955 (miglior attore protagonista a James Mason, miglior attrice protagonista a Judy Garland, migliore scenografia, migliori costumi, miglior colonna sonora e miglior canzone per The Man that Got Away) e ha vinto due Golden Globe 1955 per il miglior attore di un film commedia o musicale a Mason e la miglior attrice di un film commedia o musicale alla Garland.
Nel 1954 il National Board of Review of Motion Pictures l'ha inserito nella lista dei migliori dieci film dell'anno.
Nel 2000 è stato scelto per la preservazione nel National Film Registry della Biblioteca del CongressoStati Uniti".




Da vedere!!!

Buon giorno!

Comincia una nuova giornata! ieri per festeggiare la festa della donna ho espletato a molti dei miei "doveri" femminili: cucinato, lavorato, stirato, lavato a mano e in lavatrice, rassettato.
Insomma ho festeggiato degnamente questo giorno.

Adesso sono di nuovo all'opera, la giornata riprende alla grande. Devo dire che ho ancora le idee un pò confuse ma le raccolgo per bene e mi metto in pista.
In questo periodo avverto un profondo senso di "vorrei..., dovrei", ma il tempo e spesso le energie mi vengono risucchiate dal lavoro e dai troppi pensieri!

Confido in una serata distensiva, allegra e spensierata!! Vorrei tanto andare a vedere lo spettacolo delle Sorelle Marinetti, indossare quel bel vestito anni 40 e immergermi totalmente nella fantasia!
Per adesso però, Realtà.
Buona giornata Ila

martedì 8 marzo 2011

Melania di Melanila

Ciao sono Melania di Melanila
attualmente mi posso definire come una web content, abbastanza content direi.
Sono laureata in Scienze dei Beni Culturali (archeologia) e Discipline dello spettacolo (indirizzo teatro, ma ho fatto una tesi di cinema).

Non sono versatile, soffro di schizzofrenia creativa, pertanto mi butto in mille cose e se sono diverse tra loro mi diverto di più.

Vivo a Milano, ma la città non mi assomiglia per niente. Tuttavia il suo aspetto glam mi fa divertire molto.
Scrivo di teatro e di danza, amo le storie, soprattutto quelle che si raccontano a voce, mi sento un aedo.
Spero di scrivere tanto su questo blog che condivido con la mia amica Ila di Melanila!!

Grazie per l'attenzione!!

Melania

Io nei panni di ghost writer

Da sempre, ma proprio da sempre, sono stata "impiegata" per scrivere e elaborare pensieri per gli altri o per precise occorrenze!
La lettera d'amore, la dedica sul libro, il messaggio di buon compleanno, il biglietto di auguri, la mail di scuse, il biglietto riparatore, il saluto al caro estinto, il telegramma. Ho scritto di tutto per gli altri nel corso del tempo.
Naturalmente gratis.

Qualche giorno fa, una mia amica mi ha chiesto di creare per lei un discorso per la cena delle Crocerossine del suo paese. Ha precisato che si trattava delle donne della Nova Milanese bene, impegnate socialmente e con una certa aria da privilegio sociale.
Insomma io ho creato un discorso intriso di femminismo, che forse oggi ci sta!!
Naturalmente la mia amica prevede di fare questo discorso all'insaputa di tutti, quindi farà una specie di effetto sorpresa (soprattutto alla cognata).

Prima di salutarci  in questa serata al femminile, vorrei, seppure in maniera del tutto inattesa, spendere due parole di ringraziamento per nessuna di noi, in particolare.
Nessuna donna ha bisogno di parole celebrative, di ricordare quanto siamo importanti, di quanto ci impegniamo ogni giorno, di essere celebrate per come gestiamo i ruoli e i compiti di madre, figlia, moglie, educatrice, lavoratrice, pilastro della famiglia, concentrato di virtù, paziente, fragile, amorosa, amorevole, ostinata. No, questa sera, non ricordiamo ulteriormente tutto questo. Andiamo oltre.
Non mi rivolgo a nessuna di noi, dicevo, perché vorrei estendere la mia dedica a tutte noi, fuori dai ruoli e dalle divise.

Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand'ella altrui saluta,
ch'ogne lingua deven tremando muta,
e gli occhi no l'ardiscon di guardare.

Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d'umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.

Dedichiamoci un canto una volta al giorno, anche se il Divin poeta fu ingannato dalla bellezza terrena e eterea di Beatrice, donna simulacro. Se la poesia ci concede il lustro dell’eterno, ricordiamoci che noi siamo fatte di carne, donne mie. Si, donne mie. Questo è come vi chiamo dentro di me, rubando il titolo a una scrittrice (Dacia Maraini) che ha avuto per noi parole più calde, più dure, più aspre e energiche di Dante. Donne mie, Donne mie coraggiose e intrepide, pronte a aiutare come nella nostra più intima natura. Ecco, è la nostra natura che voglio celebrare, la nostra natura, l’essere generatrice fiera, l’essere vita, è questo che ci rende disposte a aiutare, a donare, a generare nuova vita costantemente.
E anche se certe volte combattiamo contro il fango, con l’usurpazione della nostra femminilità che sia morale, sentimentale o sessuale, non vergogniamoci del fango della storia, perché anche da quello abbiamo conquistato la nostra identità di oggi. È dalla forza della nostra natura contro il fango che le donne di oggi nascono innocenti, ma forti e coraggiose, più salate del sale dell’orgoglio e dell’amore.
In questo giorno autocelebriamoci per quello che siamo diventate, ma anche per quello che siamo state, per le battaglie vinte, per la nostra speranza, per la generazione che ha da venire.

Con queste parole il mio ringraziamento per questa bella serata.
Grazie per la vostra presenza e la vostra attenzione.

Buona festa dell'8 marzo!

Chi dice donna dice danno, donna al volante pericolo costante, auguri e figli maschi!
Se questi motti popolari vi hanno afflitto anche solo un pochino, benvenuti! Melanila fa per voi!
Credo nella differenza di genere, che va difesa e valorizzata. Il problema? Il paradosso. Ci credo talmente tanto che, per me, il non plus ultra di una madre è che sia anche padre, il non plus ultra di un padre è che sia anche madre e via dicendo.
La Natura, che dà alla donna la facoltà di essere madre, è anche motivo della sua condanna. La donna si trova a essere considerata, appunto, bios. La vita biologica, terribile e foriera di morte oltre che di nascita, necessita il governo del logos, appannaggio maschile per tradizione. L’iniqua  polarizzazione delle caratteristiche vuole che ella sia dominio dell’indifferenziato, incosciente, insenziente, non perfettamente paritaria all’uomo quanto a status. L’arcaico pregiudizio o inestinguibile portato del peccato originale, più semplicemente il complesso di superiorità di un genere sull’altro, sopravvive imperterrito nonostante secoli di cultura.
Non mi sento a mio agio nelle strutture (diciamo sociali) gerarchicamente ordinate, verticistiche, autoritarie, marziali. Sono tentata dall’utopia dei diritti civili riconosciuti e garantiti senza discriminazioni di sorta.
Rifiuto le dinamiche corporative, pregne di maschilismo, che rendono difficilissimo l’accesso alle professioni soprattutto alle donne ...
Sono per l’uomo nuovo, evangelico, e per la donna madre, come Maria di Nazaret. Senza facili ironie, mi metto al seguito di Gesù Cristo, il Crocifisso Risorto.
Per dare un che di anarchico alla giornata di oggi, affinché non sia solo “femminil-femminista”, propongo l’ascolto di Joan Baez, “Here’s to you”.

Ilaria



http://www.youtube.com/watch?v=7oday_Fc-Gc

lunedì 7 marzo 2011

OGGI ASCOLTIAMO

Melania e io (strampalate ragazze che siamo!) abbiamo delineato uno spazio libero per esprimerci. Su post ci sono pagine tratte dalla vita di ogni giorno (quello che amiamo, cosa cuciniamo, cosa ascoltiamo), quindi citazioni dal mondo della letteratura e della musica, prove di narrazione, punti di vista sul mondo eccetera, questo il programma in fieri.
Oggi propongo due canzoni: “Streets of Philadelphia” di Bruce Springsteen e “So far away” dei Dire Straits. Trovo che si accordino bene insieme. Il canto della perdita identitaria in una. Un senso di sé che permette di ritenere persone e ambienti altro da sé, in un rapporto di distanza quando non di negazione, nell’altra. Almeno, io ci vedo questo.



http://www.youtube.com/watch?v=oYLr9FtYtME

http://www.youtube.com/watch?v=2hVKG9wFelk